Nel 2005 l’Onu ha stabilito che il 4 aprile fosse dedicato a sensibilizzare l’opinione pubblica sulla problematica degli ordigni bellici inesplosi. Ogni anno, secondo le stime, le mine uccidono oltre seimila persone, per la maggior parte civili
Il 4 aprile si celebra la Giornata internazionale contro le mine anti-uomo. L’Onu decise la nascita di questa ricorrenza, giunta alla sua tredicesima edizione, nel dicembre del 2005 allo scopo di sensibilizzare l’opinione pubblica sulla problematica degli ordigni bellici inesplosi. Ordigni che ogni anno continuano a uccidere oltre seimila persone, secondo le stime, per la maggior parte bambini.
La nascita della Giornata internazionale
La nascita di questa Giornata internazionale seguì alla firma, nel 1997, della “Convenzione sul divieto di uso, stoccaggio, produzione e trasferimento di mine antiuomo e sulla loro distruzione”, sottoscritta nel corso degli anni, tra ratifiche e adesioni, da 156 paesi. Da allora, a livello globale, oltre 41 milioni di scorte di mine antiuomo sono state distrutte. Tuttavia, come si legge nel messaggio rilasciato dal segretario generale delle Nazioni Unite, António Guterres, in occasione della Giornata 2018, “un volume senza precedenti di mine antiuomo e ordigni inesplosi contamina le zone di guerra rurali e urbane, mutilando e uccidendo civili innocenti anche molto tempo dopo la fine del conflitto”. Ecco perchè, “l’azione contro le mine – ha sottolineato – rappresenta un passo concreto verso la pace”.
Mattarella: “Armi vili e bestiali”
Anche il presidente della Repubblica è voluto intervenire sul tema con una nota diffusa dal Quirinale: “Queste armi vili e bestiali puntano a togliere anche la speranza a chi cerca un futuro per sè e i propri cari oltre la guerra”. Dal Capo dello Stato arriva anche una speranza, che suona come un invito ad agire rivolto ai deputati italiani: “Rinnovo infine l’auspicio che il Parlamento italiano possa giungere presto a una nuova deliberazione legislativa, coerente con i principi costituzionali, per contrastare con efficacia anche il sostegno alle imprese produttrici di mine anti-persona e di munizioni a grappolo”.
Un terzo delle vittime sono bambini
Ogni anno i morti causati dalle mine antiuomo supererebbero le seimila persone. Tre vittime su quattro sono civili, di cui oltre un terzo bambini, secondo l’Unicef. La loro curiosità li esporrebbe più degli adulti, in quanto spesso, quando si imbattono in tali ordigni, cercano di aprirli e giocarci. Circa l’85% dei bambini vittime delle mine antiuomo muore prima di poter arrivare in ospedale. Inoltre, le lesioni provocate dalle esplosioni, come perdita degli arti, della vista o dell’udito, comportano inabilità permanente con tutti i costi che ne conseguono sia per le famiglie che per la società. Notevoli sono infatti anche gli oneri (economici e non) di cui si deve far carico la comunità. Le mine antiuomo non ancora identificate, infatti, impediscono la costruzione di case, strade, scuole, strutture sanitarie ed altri servizi essenziali, oltre a limitare l’accesso ai terreni agricoli e l’irrigazione.
L’obiettivo della Giornata
L’Onu mette a disposizione ogni anno fondi, programmi e agenzie che hanno lo scopo di finanziare e portare avanti attività di ricerca e neutralizzazione di mine e ordigni inesplosi, assistenza alle vittime, insegnamento di tecniche da adottare all’interno di un ambiente contaminato, distruzione di materiale in stoccaggio e sensibilizzazione in favore dell’adesione al Trattato antimine del 1997. Lo scopo della Giornata internazionale va proprio in questa direzione. “Le strade liberate dagli ordigni inesplosi – ha scritto ancora il segretario delle Nazioni Unite, Guterres – consentono alle forze di pace di proteggere i civili. E quando i campi vengono bonificati e gli ospedali sono protetti, la vita normale può riprendere”.
fonte foto e notizia : http://tg24.sky.it/
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