Si riduce con il passare delle ore l’incertezza sui tempi del rientro in atmosfera della stazione spaziale cinese fuori controllo da due anni. Ad ora è ancora impossibile confermare il luogo dove si verificherà l’eventuale caduta di alcuni frammenti “sopravvissuti” all’ingresso in atmosfera
Si avvicina il rientro a Terra che segnerà la fine della stazione spaziale cinese Tiangong-1, dal 16 marzo del 2016 in orbita fuori controllo. Secondo le previsioni, quando la Tiangong toccherà l’atmosfera attorno ad una quota di 120 km, inizierà un veloce “collasso” orbitale, che nel giro di poche ore frenerà inesorabilmente la velocità dell’astronave dagli attuali 26.700 km all’ora facendola letteralmente “cadere giù di peso”. Il potente effetto di attrito della nostra atmosfera, spiegano gli esperti Inaf, convertirà allora l’energia del moto in calore e la Tiangong inizierà letteralmente a fondersi a una quota che si aggira attorno ai 60-80 km.
I due grandi pannelli solari, ciascuno di 7×3 metri, e la struttura portante in alluminio saranno i primi a bruciare, lasciando a nudo la struttura interna. A quel punto, a una quota fra i 20 e i 40 km, è molto probabile che i resti si frammenteranno in diverse parti, che continueranno separatamente la loro corsa “in formazione”, dalle sembianze di tante piccole “meteore”. La gran parte di questi frammenti a sua volta evaporerà più in basso e, in analogia con le meteore naturali, solo le (poche) parti più resistenti, in questo caso principalmente di acciaio e di titanio, resisteranno alla fase di “fireball” e potranno, verosimilmente, arrivare al suolo.
Le previsioni diramate dalla Protezione civile confermano un possibile interessamento del territorio italiano nella caduta, ancorché con probabilità infinitesime, da “primo-premio-della-lotteria”, e limitando questo rischio solo alle regioni a sud della linea di latitudine che passa grosso modo per l’Isola d’Elba.
Il canale informativo della Protezione civile è costantemente aggiornato in tempo reale, sulla base delle informazioni aggregate fornite dalla Agenzia spaziale italiana nella sua attività istituzionale di ricognizione informativa e di interfaccia con i vari organismi di sorveglianza spaziale, coordinati in Italia da Ocis (Organismo di coordinamento e indirizzo per Sst – Space Surveillance and Tracking). Il costante monitoraggio della stazione da parte delle agenzie spaziali e degli enti di ricerca praticamente a livello planetario è ormai concorde nel verdetto finale, per cui dovremo attenderci il rientro dell’astronave nel corso del prossimo 1 aprile, giorno di Pasqua, con una incertezza massima di una ventina di ore in più o meno (incertezza che e’ destinata a ridursi drasticamente già qualche ora dopo l’uscita di questo articolo).
«Come membro di Ocis, assieme appunto ad Asi e alla Difesa, anche Inaf è da mesi parte attiva nell’operazione di sorveglianza della Tiangong, utilizzando strumenti nella banda radio e ottica distribuiti sul territorio italiano e con l’analisi e l’interpretazione dei dati realizzate dal personale del nostro Ente» dice Davide Fierro, della Direzione scientifica dell’Inaf e membro del Consiglio di coordinamento e indirizzo dell’Ocis. Nello specifico, nel monitoraggio sono coinvolti i radiotelescopi dell’Inaf alla stazione osservativa di Medicina (Bologna) e il Sardinia Radio Telescope vicino Cagliari, insieme alla rete di camere “all-sky” del progetto Prisma.
fonte foto e notizia : www.meteoweb.eu