di Enrico Turcato –
La Gazzetta dello Sport ha pubblicato ad inizio settimana i conti economici dei club militanti nel massimo campionato italiano 2016/17. La situazione rimane critica. Tanti nostri club hanno pesanti debiti con banche e dipendono in toto dai proventi dei diritti tv, dai premi UEFA e da plusvalenze spesso fittizie. Non c’é auto-sostentamento: il gap con gli altri campionati può aumentare ancora
I dati sono chiari e meritano di essere analizzati con il giusto sguardo critico. La Serie A non sta per niente bene. Ed oltre ad accorgersene vedendo come negli anni si è progressivamente abbassato il livello del nostro campionato (e di conseguenza anche quello della nostra Nazionale), lo si nota chiaramente osservando i bilanci delle 20 squadre che hanno partecipato allo scorso campionato. La Gazzetta dello Sport ad inizio settimana ha pubblicato un’accurata analisi della situazione finanziaria dei nostri club, mostrando costi, ricavi, risultato netto di bilancio, debiti e patrimonio netto relativi al 2016/17. Il quadro economico che emerge è ancora una volta preoccupante. Le societá italiane dipendono troppo dai proventi televisivi e non riescono a crescere negli altri settori. I conti vengono sistemate con le solite plusvalenze (spesso discutibili), i monte ingaggi sono più alti di quanto ci si potrebbe permettere e sono in costante aumento i debiti con le banche, il Fisco e i fornitori. Una situazione che resta in continuo equilibrio tra collasso e sopravvivenza.
Juventus e Napoli le solide eccezioni
Vi domanderete: è casuale? No, non lo è. I due club più continui delle ultime stagioni, nonché quelli che si stanno giocando il campionato in corso, sono anche quelli con le situazioni economiche migliori. Nel 2016/17 i ricchi profitti festeggiati da Juventus e Napoli sono reali e progettuali: +66,6 milioni per gli azzurri, +42,6 i bianconeri, grazie alle plusvalenze (ricordate Pogba e Higuain?) e ai premi Champions. Due bilanci positivi che, paradossalmente, evidenziano ancor di più i limiti del sistema calcio in Italia. Il fatturato della Serie A cresce – dai 2 miliardi (2,042) del 2015/16 ai quasi 2,3 (2,267) dell’ultima stagione, ma grazie al peso dei diritti tv (compresi i proventi da coppe europee), che rappresentano il 56% (1,262 miliardi), contro il 22% del segmento commerciale (496 milioni) e appena il 10% dello stadio (230 milioni). In Inghilterra, Germania o Spagna le percentuali sono molto differenti: in nessun campionato i diritti tv superano il 35%.
Bene Torino, Cagliari e Crotone, milanesi in difficoltá
I conti in regola di Juventus e Napoli dimostrano che si possono combinare efficienza e risultati. Ma in generale il quadro complessivo è desolante. Tra le medio-piccole Atalanta e Sampdoria sono quelle che riescono a sfruttare il mercato (vendendo i propri giovani) per salvare la situazione. Le altre conduzioni accettabili sono quelle di Torino, Cagliari e Crotone, che, come il Napoli, non fanno ricorso al credito bancario. Nel corso del 2016/17 gli interventi dei soci – tra versamenti in conto capitale e prestiti – sono stati di circa 380 milioni, la metà dei quali da parte di Suning, che ha sí aumentato le entrate commerciali dell’Inter, ma che non ha ancora trovato la chiave per sistemare definitivamente i conti. D’altronde, si fatica a calmierare le spese, anche per la necessità di agganciare la competitività internazionale. Senza Champions da troppi anni, poi, sia per Milan che per Inter la situazione diventa assai complicata. Torniamo al discorso di prima della dipendenza da diritti tv e premi UEFA. Vogliamo fare un computo totale? Pur con alcuni asterischi, ne salviamo sette su 20. Che diventanto quattro su venti se consideriamo chi non ha debiti. Una percentuale imbarazzante.
Siamo a 2 miliardi (MILIARDI) di debiti
L’indebitamento complessivo in Serie A è arrivato a 2,1 miliardi di euro. Esatto, oltre due miliardi di euro. E la Gazzetta specifica giustamente che si tratta di debiti al netto dei crediti (si pensi ai saldi da calciomercato). I debiti lordi sarebbero ormai sulla soglia di 3,5 miliardi. Nel 2015/16 i debiti netti erano 1,871 miliardi, l’anno prima 1,724. Insomma: una crescita verso l’alto che non potrá durante iin eterno. E i debiti sono anche verso i fornitori, dai 371 milioni del 2015/16 ai 401 del 2016/17. E qualche societá, come Udinese, Chievo e Genoa, deve ancora chiarire defiinitivamente e sistemare qualco ammanco nei confronti del Fisco.
Aurelio De Laurentiis, Napoli, LaPresseLaPresse
Futuro? Serve quel cambio di rotta che non arriva mai
La domanda immediata da porsi è: come si esce da una situazione cosí delicata e instabile? Trovando il modo di riportare appeal internazionale al nostro campionato. Necessitiamo come non mai di proventi che esulino dai meri risultati sul campo. Il settore commerciale é sottosviluppato rispetto ai nostri competitor europei, cosí come i diritti tv all’estero non sono gli stessi (in proporzione) che diverse stagioni fa ci ricoprivano di denaro. Ovviamente il cambio di rotta deve essere strutturale e non improvviso. Lavorando sugli impianti, sui settori giovanili, sul brand Serie A. Tutti argomenti ripetuti e trattati nel tempo, che peró non vengono mai affrontati con la giusta voglia di cambiamento. È giá tardi, ma gli esempi da seguire esistono, anche come detto tra alcuni nostri club. Il baratro è sempre dietro l’angolo, ma c’é ancora margine per evitarlo.
fonte foto e notizia : it.eurosport.com