Domani per Roma sarà la festa del Patrono anzi dei Patroni Pietro e Paolo.

Roma è una delle poche città al mondo ad avere due patroni. In Italia ad es. ce ne sono altre quattro (Brescia, Gorizia, Udine e Sondrio).

Il legame tra queste cinque coppie di Santi Patroni è il martirio e la vita vissuta nei primi secoli cristiani.

Il loro destino è legato alla città di Roma dove il 29 giugno, data scelta per celebrare questi Santi, ci fu il martirio di entrambi i Santi tra il 64 ed il 67 d.C. sotto l’imperatore Nerone.

Pietro muore crocifisso come il Signore ma a testa in giù, per riverenza a Gesù. Sul luogo del suo sacrificio, nasce la sede petrina e la Chiesa più grande del mondo, quella a lui dedicata. Paolo, in quanto cittadino romano, viene decapitato e la sua testa va a rimbalzare in tre punti, da cui sorgeranno tre miracolose fontane, le stesse che daranno il nome alla celebre abbazia.

Non ci sono prove storiche che Pietro e Paolo siano morti lo stesso giorno. Di sicuro, la data in cui vengono festeggiati, trae origine dalla festività pagana del Quirino, in cui si commemoravano i due fondatori di Roma, Romolo e Remo.

È come se la città fosse stata rifondata, stavolta non da due fratelli nella carne ma nello spirito. Come affermò nel V secolo papa San Leone Magno, grazie a Pietro e Paolo, Roma si era trasformata da “maestra di errore” a “discepola di verità”. Se Pietro (cosi chiamato da Gesù) detiene le chiavi del regno dei cieli, mettendo così il sigillo ai legami all’interno della Chiesa (cfr Mt 16,19), Paolo, che si converte dopo l’apparizione sulla via di Damasco, reca con sé la spada della “divisione”, ovvero del cristianesimo come segno di contraddizione, così come la croce è “scandalo per i giudei” e “stoltezza per i pagani” (1Cor 1,23).

Entrambi considerati pilastri e radici della Chiesa, sia a Pietro che a Paolo è attribuito l’appellativo di Apostoli, sebbene solo il primo abbia fatto parte dei Dodici apostoli della Chiesa nascente che stabilì a Roma la sua centralità e Roma che li venera entrambi per il ruolo di missione nel mondo.

Fino al 1976 il 29 giugno era festivo in tutta Italia ma nel marzo del 1977 divenne festa patronale a Roma.
Tale festa è tutelata dal Concordato e quindi non può essere accorpata, abrogata o spostata. Per cui rimane come giorno non lavorativo.

Prima della pandemia dovuta al Covid oltre alle celebrazioni religiose si svolgeva l’evento della Girandola, uno spettacolo pirotecnico a ritmo di musica classica che si teneva al Pincio.

Il Papa in occasione di questa festa concede ai vescovi di Roma il pallio, una fascia in lana bianca che simboleggia la vicinanza della Chiesa al territorio.

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