Mentre alle 3.32 di dieci anni fa c’era chi rideva per gli affari che avrebbe fatto col terremoto de L’Aquila io dormivo con la mia gatta dolcemente spalmata sulla mia pancia come una marmellata su una fetta di pane in cassetta.
Ricordo come fosse accaduto poco fa che alle 3,34 mi svegliai di soprassalto perchè stavo sognando di naufragare in mezzo al mare.
La netta sensazione che ebbi fu di trovarmi come al tempo di una crociera con la motonave Achille Lauro nel 1994 su di un onda lunga che capita spesso quando si attraversa il Mar Mediterraneo nel tratto di rotta che va da Siracusa a Port Said in Egitto, che una notte calda d’estate stavamo raggiungendo.
Fu la mia ex moglie che altrettanto desta mi disse che ad averla svegliata era stato il movimento del letto. La gatta, Lucrezia, invece continuava a ronfare serenamente su di me.
Incuriosito salgo allora istintivamente al piano superiore e vedendo che la chiave di casa sta ancora ondeggiando inserita nella toppa della porta capisco che c’è stato un terremoto.
Sono le 3.35 e ancora insonnolito torno al piano di sotto di corsa, scendendo due a due gradini in marmo delle scale rischiando di capicollare giù. Mi rimetto dentro al letto mentre la mia compagna che ha acceso la televisione che sta davanti a noi vuole vedere cosa, dove e quando. Rimanemmo svegli tutta la notte.
Il giorno dopo volevo partire da Roma per andare a L’Aquila a dare una mano nei soccorsi ma all’epoca ero postulante nell’Ordine secolare francescano e i miei superiori mi dedicarono ad altri compiti e io non potei proprio disobbedire.
Sono passati tanti anni e molta acqua sotto i ponti da quella tragica notte che non dimenticherò mai, così come non scorderò il signor Giuliani, quello studioso di terremoti che salvò la sua famiglia non essendosi fidato dei professoroni e degli scienziati della Commissione grandi rischi che fino a quel momento avevano minimizzato lo sciame sismico che oramai andava avanti da mesi nell’aquilano e nei monti della Laga.
Dedicato a chi non c’è più, a chi ha perso parenti e amici e a chi non ha ancora ottenuto giustizia. A tutti voi rivolgo a nome della redazione di Sport12.it il più sentito, commosso, affettuoso e fraterno pensiero. Stefano Lesti