È trascorso un anno dal 13 novembre 2017: l’Italia, pareggiando 0-0 contro la Svezia, veniva eliminata dalla fase finale dei Mondiali 2018.
Per i tifosi italiani quel 13 novembre 2017 rimarrà sempre una data infelice, difficile da dimenticare. Quel giorno infatti la Nazionale azzurra di Gian Piero Ventura, pareggiando 0-0 a San Siro contro la Svezia, dopo aver perso 1-0 la gara di andata in Scandinavia, salutava con grande delusione la fase finale dei Mondiali 2018. A un anno di distanza da quella partita sono cambiate tante cose, dal Ct al gruppo dei giocatori che compongono la rosa, passando per il cambiamento radicale avvenuto a livello di vertici federali, anche se al netto dei risultati fin qui accumulati dalla Neo Nazionale di Roberto Mancini, sembra essere cambiato veramente poco, almeno a livello tecnico – tattico.
Il principale imputato di quella disfatta calcistica fu l’allora Ct Gian Piero Ventura, che non volle rassegnare le dimissioni. “Non mi dimetto – disse – perché non sono l’unico colpevole”.
A lui venne contestata l’assenza di un’ impostazione di gioco definita, con troppi cambiamenti di modulo, e soprattutto il mancato utilizzo di alcuni elementi in grado forse di dare maggiore qualità alla squadra, su tutti il napoletano Lorenzo Insigne, rimasto in panchina durante la sfida decisiva con la Svezia.
A rimuovere il tecnico genovese dalla panchina azzurra fu allora il Presidente federale Carlo Tavecchio il 15 novembre.
Finita l’avventura alla guida della Nazionale, Ventura ha trascorso un periodo di ‘esilio’, dapprima con le vacanze a Zanzibar in compagnia della moglie, poi a Bari, dove ha vissuto privatamente fino alla chiamata del Chievo in Serie A lo scorso 10 ottobre. Ma la sua nuova esperienza da allenatore è durata appena 4 gare:dopo 3 sconfitte e un pareggio, infatti, il tecnico genovese ha rassegnato le dimissioni, prendendo tutti ancora una volta in contropiede, a partire dal presidente Campedelli.
Dell’Italia che pareggiò 0-0 a Milano contro la Svezia il 13 novembre 2017 non fanno più parte diversi elementi, su tutti i ‘senatori’ Gianluigi Buffon e Andrea Barzagli. L’ormai ex capitano azzurro ha giocato una sola gara in Nazionale, l’amichevole del 23 marzo 2018 con l’Argentina sotto l’interregno di Di Biagio. Alla fine della stagione 2017-18 ha lasciato la Juventus per approdare al PSG, di cui difende attualmente la porta. L’esperto centrale della Juventus, invece, ha detto addio alla maglia azzurra dopo il pareggio di San Siro.
Sempre tra i senatori non è stato più convocato nemmeno il capitano della Roma Daniele De Rossi, anche se nel suo caso il nuovo Ct Mancini ha sempre lasciato le porte aperte a un ritorno, e dal gruppo azzurro sono usciti anche il portiere Mattia Perin (dodicesimo di Szczesny alla Juventus), l’esterno Mattia Darmian, l’ala dell’Inter Antonio Candreva, l’esterno Davide Zappacosta, il centrocampista Bryan Cristante, l’oriundo Eder e gli attaccanti Manolo Gabbiadini (titolare contro la Svezia a Milano), Andrea Belotti e Stephan El Shaarawy. Una tragica fatalità si è poi portata via lo scorso 4 marzo il capitano della Fiorentina Davide Astori.
Anche a livello di vertici federali l’eliminazione dell’Italia dai Mondiali 2018 ha provocato un vero e proprio terremoto. L’allora presidente della FIGC, Carlo Tavecchio, diede le dimissioni solo il 20 novembre 2017 in una lunga conferenza stampa, ma rimase in carica fino all’assemblea elettiva del 29 gennaio successivo.
Quest’ultima si concluse con un nulla di fatto e la Federcalcio fu commissariata dal CONI con la nomina di Roberto Fabbricini come commissario straordinario e di Alessandro Costacurta e Angelo Clarizia come subcommissari. Di recente, lo scorso 20 ottobre, la nomina di Gabriele Gravina come nuovo presidente della FIGC ha posto fine al periodo di commissariamento, aprendo una nuova era nella gestione del calcio italiano.
Finita l’era Ventura, la guida tecnica della Nazionale azzurra ha conosciuto un breve interregno di 2 gare con la gestione di Gigi Di Biagio, prima della nomina ufficiale di Roberto Mancini come nuovo Ct, al termine di lunghe trattative, lo scorso 14 maggio. L’allenatore jesino imprime subito una svolta tattica alla squadra, con il passaggio al 4-3-3 e l’inserimento di giocatori che erano stati messi da parte nella precedente gestione e di molti giovani.
Dopo alcune prevedibili difficoltà iniziali, i risultati iniziano a dargli ragione: il 14 ottobre gli Azzurri vincono 1-0 in Polonia e si guadagnano la possibilità di giocarsi in casa con il Portogallo il primato nel Gruppo 3 della Lega A.
Mancini punta inizialmente sul ritorno di Mario Balotelli, ma a settembre, dopo una deludente prestazione dell’attaccante con la Polonia, imprime la svolta, affidandosi con maggiore convinzione ai giovani, pur lasciando aperte le porte a SuperMario. Il gioiello del Napoli, Lorenzo Insigne, diventa il cardine e il simbolo della nuova squadra, e fra i titolari trova sempre più spazio l’esterno offensivo della Fiorentina Federico Chiesa e debutta il centrocampista del Cagliari, Niccolò Barella.
A centrocampo, accanto a Jorginho, torna a brillare Verratti, mentre Biraghi della Fiorentina si guadagna il posto di terzino sinistro. La Nazionale, dopo mesi di partite sottotono, ritrova un gioco brillante e propositivo, e dopo un pareggio con l’Ucraina batte trasferta la Polonia e conquista la salvezza nel Gruppo 3 della Lega A di Nations League e la possibilità di giocarsi la qualificazione alle semifinali del torneo.
Insomma, ad oggi sembra cambiato molto nell’ambiente nazionale, mentre per i risultati e per trovare una squadra degna di ambire ai traguardi che l’hanno contraddistinta come una delle migliori nazionali della storia nel secolo scorso.

di Raffaele La Russa

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